Non dice il suo nome perché la Holden è ancora troppo potente, e chi ci ha lavorato lo sa bene. Dopo il diploma, nessuna offerta, nessun contatto utile, solo silenzio.
Poi la chiamata: Holden Studios, la sua “agenzia interna”, la fabbrica di contenuti che confeziona narrazioni per multinazionali e marchi di lusso, mentre continua a vendersi come fucina di sogni e libertà creativa.
Per tre anni ha scritto testi, curato progetti, firmato lavori che portavano il logo Holden e la faccia di grandi aziende. Pagamenti in ritardo, contratti precari, riunioni con manager che si vantano di spostare i limiti etici e di “abbassare l’impatto ambientale” di un decimale. Un ambiente patinato, dove si parla di inclusione e poi si nasconde chi è queer, neurodivergente o semplicemente fuori formato.
Alla fine l’hanno lasciata a casa senza una parola.
Nessun preavviso, nessuna spiegazione. Solo il vuoto dopo anni di collaborazione.
Questo episodio racconta cosa significa essere fagocitatə da un’istituzione che predica progresso ma funziona come un ufficio marketing. Una scuola che insegna storytelling e poi lo usa per coprire le proprie contraddizioni.
Holden Studios: quando l’educazione diventa un brand, e il talento una risorsa da fatturare.
Buon ascolto.
Le velleità
Quando i soldi sono troppi o troppo pochi. Un podcast narrativo che raccoglie le testimonianze di chi ha frequentato la Scuola Holden. C’è chi l’ha amata, chi ne è uscitə delusə, chi ancora non sa bene cosa sia successo. Ogni voce ha valore, ogni esperienza è valida. Le storie vengono inviate via mail, lette e interpretate da me, con l’identità che ognunə sceglie di mostrare — o proteggere. “Le Velleità” non è un’accusa né una celebrazione. È uno spazio di memoria collettiva, per raccontare cosa succede dopo aver inseguito un sogno narrativo.







